Dwell Time su LinkedIn: cos’è e come incrementarlo (da subito!)

Ti sei mai chiesto perché alcuni contenuti su LinkedIn vengono mostrati più di altri anche se non hanno un numero di interazione molto elevato? Magia? Errore? Assolutamente no! 🤫 🤭 Hai mai sentito parlare di dwell time?
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Ti sei mai chiesto perché alcuni contenuti su LinkedIn vengono mostrati più di altri anche se non hanno un numero di interazione molto elevato? Magia? Errore? Assolutamente no!
🤫 🤭 Hai mai sentito parlare di dwell time?

dwell time di LinkedIn come aumentare la portata delle tue pubblicazioni

La risposta è da ricercare nell’algoritmo (o meglio, in ciò che l’algoritmo per sua natura non può considerare. Poi ti sarà tutto più chiaro). 

Continua a leggere e ti svelo qualche trucco! 👇😏

dwell time LinkedIn trucchi per avere più visualizzazioni sui post

LinkedIn: come funziona il feed

Ecco cosa succede.

Per aiutare a mettere in ordine il feed, l’algoritmo di LinkedIn usa la probabilità di coinvolgimento degli utenti – clic, commenti, reazioni, ricondivisioni.

In particolare, l’algoritmo tiene conto di tre fattori:

  • P (azione) = rappresenta la probabilità che un utente, vedendo il post che potrebbe essere mostrato, compia un’azione;
  • E [downstream clicks/virals | action] = consiste in quello che viene definito l’effetto downstream, ovvero l’effetto virale che si genererebbe nel caso in cui l’utente compia un’azione su quel post candidato dall’algoritmo;
  • E [upstream value | action] = questo dato consiste invece nell’effetto upstream, ovvero quell’effetto positivo su chi ha creato il post (ad esempio viene aumentata la sua motivazione nello scrivere di più) che si potrebbe generare nel momento in cui l’utente che vede il post candidato compia un’azione.
algoritmo linkedin dwell time

Il problema è che gli utenti attivi non sono molti, anzi rappresentano una piccolissima parte.  

La verità infatti è che gli utenti il più delle volte tendono a dedicare molto più tempo alla semplice visualizzazione dei post sui quali poi possono decidere di agire, oppure visualizzano contenuti pertinenti soltanto dopo aver fatto clic su un post.

Mi spiego meglio.

E’ stato osservato che all’interno di un social network:

  • soltanto l’1% degli utenti posta regolarmente,
  • il 9% degli utenti reagisce ai contenuti con like e commenti,
  • il 90% degli utenti visualizza i contenuti senza però interagire.

Se un algoritmo basa la qualità di un contenuto sulle interazioni che questo riceve, come si può considerare il comportamento di quel 90% degli utenti? Come capire se un contenuto è valido se il 90% non interagisce?

Senza poi considerare che anche le interazioni possono essere fuorvianti: un contenuto con tante interazioni non necessariamente può essere di valore. Pensa ai post virali per eccellenza: credi che siano tutti di valore?

Per l’algoritmo la soluzione è quindi quella di ricercare un indice diverso di valutazione.

Quale? Ma è ovvio!! Il Dwell Time!

Ok, ma… cos’è?

Dwell Time: di cosa stiamo parlando?

Letteralmente il dwell time è il tempo trascorso su un post.

Introducendo questo indice di valutazione, l’algoritmo di LinkedIn non valuta più l’interesse di un post sulla base dei soli comportamenti attivi degli utenti – reazioni, clic, commenti, mi piace – ma considera il tempo che gli utenti trascorrono su un contenuto.

Ecco svelato il perché alcuni contenuti con poche interazioni vengono mostrati più frequentemente nel feed LinkedIn! Semplicemente perché sono contenuti che intercettano l’interesse degli utenti che però non interagiscono con quel contenuto (ricorda che rappresentano circa il 90%).

L’algoritmo di LinkedIn valuta il dwell time in due momenti:

  • quello nel quale l’utente scorre il news feed di LinkedIn, e dal momento in cui metà del post è visibile;
  • quello che si verifica dal momento in cui l’utente clicca su “See more”.
tempo trascorso sul feed di linkedin

Basandosi sull’analisi di milioni di post diversi, LinkedIn ha deciso di correlare il Dwell Time del post con la probabilità di interazioni. C’è infatti un tempo Tskip nel quale l’utente semplicemente “guarda e passa”. Successivamente più rimane a leggerlo e più aumenta la probabilità di un interazione.

Possiamo quindi dire che il Dwell Time si riferisce alla quantità del tempo che passa da quando l’utente entra in un risultato della SERP fino a quando ci ritorna.

Come aumentare il Dwell Time su LinkedIn

Adesso che hai scoperto che l’algoritmo di LinkedIn considera anche un nuovo indice, resta solo da capire come incrementare il tempo di permanenza degli utenti sui tuoi contenuti.

Innanzitutto bisogna sottolineare che l’usabilità di un post – e quindi la sensazione per l’utente che un contenuto sia di facile lettura – passa attraverso questi fattori:

  • formattazione snella
  • ancore visive
  • emoji
  • titoli in maiuscolo
  • alternanza tra testi e spazi.

Ma vediamo nel dettaglio ciò che concretamente puoi fare per aumentare il tempo di permanenza sui tuoi post.

Testi lunghi

Probabilmente è ovvio, ma se è vero che più tempo un utente si concentra su un post e più visualizzazioni il post registra, forse è meglio scrivere un post lungo.

Questo non vuol dire né scrivere lastre illeggibili, né tantomeno scrivere soltanto per “allungare il brodo” non dando alcun valore al tuo contenuto.

Inoltre tieni bene a mente che la maggior parte degli utenti usa LinkedIn dal proprio telefono, per cui deve essere mobile friendly. Prova ad usare le emoji – senza non esagerare – per aggiungere colore. Usa frasi brevi e incisive, oltre che le interruzioni di riga.

Ricordati che stiamo sempre parlando del tempo trascorso sul post: cerca di far rimanere l’utente fino alla fine!

Utilizza i nuovi formati

LinkedIn mette a disposizione una serie di strumenti molto utili per creare un post.

Adesso il formato di tendenza è la presentazione, una sorta di carosello in cui l’utente dovrebbe essere invogliato a proseguire nella sua visualizzazione semplicemente scorrendo nelle immagini.

Cerca di creare una presentazione accattivante per intercettare l’interesse degli utenti, ma soprattutto cerca di dare valore al tuo contenuto.

Se non sai bene di cosa sto parlando ti consiglio di leggere questo articolo su come creare un personal branding B2B su LinkedIn. Ci trovi tantissimi consigli utili anche sul come realizzare un contenuto efficace.

Personal branding B2B

Dai importanza all’aspetto visivo

Per catturare l’attenzione degli utenti, giocare sull’aspetto visivo è un’ottima soluzione.

Che si tratti di un video, di una presentazione o semplicemente di un’immagine, devi prenderti cura del visual.

Ecco qualche consiglio:

  • basa la tua visual sull’autenticità: un contenuto fatto da te e non da un professionista è capace di avvicinare maggiormente le persone al tuo brand;
  • crea un elemento grafico da associare al tuo brand, in modo tale che il pubblico possa riconoscerti sempre.

Pubblica regolarmente

Partiamo comunque dal presupposto che su Linkedin dovresti pubblicare quando hai qualcosa di interessante e utile da condividere. Coerenza e qualità sono sicuramente le chiavi del successo per elaborare contenuti efficaci.

Trattandosi però di un social network per professionisti, può succedere che in alcuni periodi tu abbia un grande numero di contenuti da pubblicare. 

Il mio consiglio è comunque quello di pubblicare 1-3 volte a settimana. Cerca di elaborare un piano editoriale efficace, in modo tale da avere sempre la situazione sotto controllo.

calendario editoriale - piano editoriale su linkedin software

Un ottimo strumento che può aiutarti a strutturare un calendario editoriale è sicuramente Asana.

Ora che sai in cosa consista il Dwell Time e perché è importante il tempo di permanenza sui post, non ti resta che creare dei contenuti efficaci seguendo questi consigli!

Se vuoi approfondire il tema o hai bisogno di una consulenza per capire come ottimizzare il tuo profilo, non esitare a contattarmi.

Ci vediamo nel futuro!

dwell time linkedin - una rivelazione!
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